COVID-19: SANIFICAZIONE INDOOR NEGLI AMBIENTI DI LAVORO

misure per la salute dei lavoratori

di Avv. Pasquale Morelli

Misure di salvaguardia per la salute dei lavoratori.
Le aziende, ora chiedono di riaprire e di poterlo fare in sicurezza. L’esperienza pandemica che stiamo attraversando, ha rinnovato la consapevolezza del rischio biologico negli ambienti lavorativi, e di quanto questo oggi debba essere accuratamente valutato e gestito dai datori di lavoro, per garantire sicurezza e non incorrere in responsabilità per fatti contro la salute dei lavoratori.

Occorre quindi comprendere quali siano le misure da attuare negli ambienti lavoro indoor, necessarie per prevenire, impedire e ritardare la diffusione dell’epidemia da SARS-CoV-2. Negli edifici in cui vengono svolte attività lavorative (che possono essere attualmente anche le private abitazioni per via del diffuso smart working a cui si è fatto ricorso) è quindi indispensabile diffondere una cultura delle corrette pratiche prevenzionistiche per la salvaguardia della salute degli individui.

Quest’azione è indispensabile, come detto, in prospettiva della gestione del rischio biologico in azienda, rispetto al quale il datore di lavoro ha un obbligo di valutazione e gestione, cercando per quanto possibile, viste le conoscenze tecnico scientifiche disponibili, che i lavoratori non subiscano pregiudizio all’integrità fisica.

La conoscenza scientifica dell’agente e quindi delle misure di contrasto individuate dai ricercatori è un dato imprescindibile dal quale dover partire. A tal proposito, l’Istituto Superiore di Sanità ha condotto studi di ricerca sul tema dell’inquinamento indoor, pubblicando documenti volti ad armonizzare le pratiche di prevenzione e gestione del rischio biologico che, come nel caso del covid-19, interessano l’intera popolazione mondiale (cfr. Rapporto ISS COVID-19, n. 5/ 2020 – Gruppo di lavoro ISS Ambiente e Qualità dell’aria indoor. Indicazioni per la prevenzione e gestione degli ambienti indoor in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2. Versione del 23 marzo 2020.Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2020).

Anche il Ministero della Sanità ha diramato un documento in materia di gestione del rischio biologico covid-19 negli ambienti di lavoro indoor, con la circolare n. 5443 del 22 febbraio 2020. Infine, utile ad un approccio organico del tema è il protocollo condiviso con le parti sociali del 14 marzo 2020.

Gli ambienti chiusi, che siano domestici o di lavoro, rappresentano un segmento importante della salvaguardia della salute dell’individuo. La qualità dell’aria indoor influisce a tal punto sulla salute della persona da essere dominante rispetto a quella esterna (outdoor air). Ciò accade in quanto la qualità dell’aria indoor è il prodotto delle componenti presenti esternamente, nonché dalla presenza di sorgenti interne di emissione e diffusione di contaminanti, con concentrazione di inquinanti chimici e biologici che possono influenzarne le caratteristiche.

La qualità degli ambienti lavorativi indoor, indipendentemente dagli effetti sulla salute, ha un’importante influenza sulle prestazioni e sul benessere fisico e mentale dei lavoratori (es. aumento/perdita della produttività, della concentrazione, dei tempi di reazione, livello di motivazione e soddisfazione, competenze professionali, riduzione delle giornate di assenza, stress, aumento dei costi sanitari e di assistenza a carico del lavoratore, del Servizio Sanitario Nazionale-SSN, ecc.).

Al momento non è dimostrato che la trasmissione di covid-19 derivi direttamente dal contatto con oggetti di uso comune sui quali il virus si è depositato a seguito di rilascio in aria da persone infette, ma esistono evidenze che virus appartenenti allo stesso gruppo (coronavirus, il virus della SARS e il virus della MERS) possono persistere su superfici inanimate fino a 9 giorni, in funzione del materiale su cui si vengono a trovare, della quantità di fluido biologico, della concentrazione virale iniziale, della temperatura dell’aria e dell’umidità relativa, anche se non è stata dimostrata la loro capacità infettiva.

Studi recenti, invece, confermano che su plastica e acciaio inossidabile, in condizioni sperimentali, il covid-19 ha capacità di permanere, sebbene a fronte di una riduzione esponenziale della sua virulenza (metà delle particelle virali non risultano più infettive dopo poco più di un’ora).

Ebbene, in un ambiente chiuso è certamente opportuno assicurare un costante ricambio di aria naturale, anche approfittando delle miti temperature di stagione, per conseguire un consistente abbattimento della carica batterica eventualmente presente nell’ambiente. Perché questo accada, è necessario considerare taluni fattori atmosferici, come presenza di vento esterno, e fattori fisici, come la dimensione della superficie degli infissi aperti.

Pertanto, la qualità dell’ambiente di lavoro indoor, che in questo frangente appare assumere una rilevanza particolarmente pregnante nell’ottica di contrasto al covid-19, è il frutto di molteplici fattori:

  • le attività che nell’ambiente di lavoro vengono eseguite, quindi le mansioni ed i comportamenti che i singoli lavoratori assumono;
  • le caratteristiche di qualità della struttura edilizia, anche in ragione della presenza ed utilizzo di impianti tecnologici (es. VCM, ventilazione meccanica controllata) o l’utilizzo di impianti fissi (es. pompe di calore, fancoil, o termoconvettori),
  • la presenza e l’interferenza di addetti/operatori professionali di ditte esterne o in generale di tutti quei soggetti terzi che a vario titolo frequentano i locali aziendali.

Possono inoltre significativamente influire sulla qualità dell’ambiento di lavoro indoor, con benefici a cascata su tutti i soggetti, il rispetto delle best practice che vanno diffondendosi da settimane, quali l’uso costante delle mascherine (dalle chirurgiche alle superiori), il distanziamento sociale di almeno un metro, il frequente lavaggio delle mani, nonché starnutire o tossire coprendosi con fazzoletti di carta monouso o proteggendosi con la piega del gomito.

Operazioni di pulizia e sanificazione superfici.
Nell’ambiente di lavoro indoor, particolare attenzione deve essere dedicata alle superfici con le quali frequentemente si è entrati in contatto (maniglie, interruttori, rubinetti e sanitari, smart phone, tastiere dei pc, ecc..). La pulizia della superficie va condotta con panni, inumiditi con acqua e sapone, oppure con alcool etilico al 75%. Per i servizi igienici e le altre superfici può essere utilizzata una soluzione di ipoclorito di sodio, diluita allo 0,5% di cloro attivo (es. la candeggina, che sul mercato è generalmente al 5% o al 10% di contenuto di cloro) o allo 0,1% di cloro attivo per tutte le superfici più delicate da pulire, tenendo in considerazione la compatibilità con il materiale da detergere, l’uso e l’ambiente. I detergenti a base di cloro non sono utilizzabili su tutti i materiali ma solo su quelli qui indicati: polivinilcloruro (PVC), polietilene (PE), polipropilene (PP), poliacetale, poliossimetilene (POM), Buna-Gomma di nitrile, poliestere bisfenolico, fibra di vetro, politetrafluoroetilene (teflon®), silicone(SI), Acrilonitrile Butadiene Stirene (ABS), policarbonato (PC), polisulfone, acciaio inossidabile (o inox), titanio; mentre acciaio basso-legato, poliuretano, ferro e metalli in genere non sono compatibili.

L’uso di dispositivi a vapore, è sconsigliato in quanto potrebbe aerosolizzare nell’aria eventuali sostanze tossiche, allergeni e microrganismi patogeni, che potrebbero essere inalati dai soggetti esposti.

Impianti di condizionamento aria.
In molti ambienti di lavoro indoor, sono presenti impianti di ventilazione (Ventilazione Meccanica Controllata, VMC) che movimentano aria attraverso un motore/ventilatore e consentono il ricambio dell’aria con l’esterno. Gli impianti, devono essere mantenuti attivi sia all’ingresso che nell’estrazione dell’aria, senza interruzione alcuna (possibilmente con un decremento dei tassi di ventilazione nelle ore notturne di non utilizzo dell’edificio). In questa fase emergenziale di contrasto al covid-19, va esclusa la funzione di ricircolo dell’aria per evitare il possibile trasporto di agenti patogeni (batteri, virus, ecc.) nell’intero ambiente, rischiando così una contaminazione ampia e diffusa. In ogni caso, anche in presenza di impianti opportunamente controllati, igienizzati e sanificati, il ricambio di aria attraverso l’apertura di finestre e balconi, rimane sempre consigliato. L’attenzione alla gestione del pacco filtrante deve essere – ora più che mai – particolarmente zelante, prediligendo una sostituzione con dispositivi altamente performanti (es. UNI EN ISO 16890:2017: F7-F9).
Ove gli ambienti di lavoro indoor dovessero essere dotati di impianto riscaldamento/raffrescamento (es. pompe di calore, fancoil, o termoconvettori), questi vanno tenuti spenti per evitare il possibile ricircolo del virus covid-19 nell’ambiente.
Ove ciò non fosse possibile, occorre procedere ad una pulizia settimanale dei filtri dell’aria di ricircolo per mantenere bassi i livelli di filtrazione/rimozione. La polvere catturata dai filtri, infatti, rappresenta un ambiente favorevole alla proliferazione di batteri e funghi e comunque di agenti biologici. Evitare l’uso di prodotti spray direttamente sui filtri che porterebbero ad inalare COV (composti organici volatili).

Aree di ristoro aziendale.
Sempre negli ambienti di lavoro, frequenti sono i c.d. luoghi di ristoro, ove sono presenti distributori automatici di cibo e bevande. In questi ambienti mai vanno creati assembramenti ed è indispensabile un costante ricambio d’aria. Deve essere garantita la pulizia/sanificazione periodica (da parte degli operatori professionali delle pulizie) e una pulizia/sanificazione giornaliera delle tastiere dei distributori con appositi detergenti compatibili con i tipi di materiale (da parte degli operatori addetti ai distributori automatici).

Mezzi di trasporto collettivi.
La mobilità di massa della popolazione è tema al centro delle discussioni di questi giorni, in vista della preparazione della fase di graduale ritorno alle ordinarie attività lavorative e mobilità.  Ebbene, nonostante si stia cercando di individuare una nuova gestione del trasporto dei lavoratori, quel che l’ISS ritiene indispensabile è una manutenzione degli impianti di climatizzazione e, per aumentare il livello di ricambio/diluizione/rimozione dell’aria, la totale eliminazione della funzione di ricircolo, onde evitare l’eventuale trasporto della carica microbica (batteri, virus, ecc.) nell’aria. In questa fase, qualora le condizioni meteo lo permettessero, può risultare utile aprire tutti i finestrini e le botole del tetto per aumentare ulteriormente il livello di ricambio dell’aria indoor.

Gli abitacoli, vanno sistematicamente puliti e sanificati alla fine di ogni turno, proprio come avviene per le flotte dei mezzi aziendali, ma indispensabile sarà l’uso di mascherine, guanti e gel igienizzanti da parte di tutti gli utilizzatori. È da ritenersi opportuna l’applicazione di coprisedili monouso, misura che va valutata caso per caso, anche in ragione dei materiali usati per la tappezzeria.

Conclusioni.
L’emergenza sanitaria in atto, avrà un percorso segnato dalla ricerca scientifica, non solo quella rivolta allo studio di un possibile vaccino, ma anche alla ricerca delle cure dei soggetti infetti. Quante maggiori informazioni perverranno sul virus, migliori risposte si forniranno agli operatori sulla gestione del rischio biologico da covid-19 in azienda. Le misure stilate dall’ISS, sono un punto di partenza in continua evoluzione con la conoscenza del virus, e da un esame obiettivo non possono dirsi distanti dalle ordinarie misure di igiene pubblica che sino all’era pre covid-19 eravamo chiamati a rispettare.

Avv. Pasquale Morelli
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